Santa Maria dei Servi di Cortona, la povertà e il cardinale Orsini (1306)

Sulle origini di chiesa e convento dei Servi di Santa Maria di Cortona riprendo quanto scritto dal padre Ubaldo M. Forconi * (Chiese e conventi ..., p. 57 ss.).
“Fin dai primordii dell’Ordine i Cortonesi ebbero senza dubbio grande stima e considerazione per i Servi di Maria; infatti, non soltanto assegnarono ad essi un luogo di residenza, ma vollero anche dedicare al loro nome la Porta fiorentina situata lì vicino e chiamarono quella parte cittadina «il quartiere di Santa Maria» e vi costruirono chiesa e convento.
L’anno preciso però ed il modo di questa donazione non sono noti, per quanto sia probabilmente stata fatta al Santo Padre Filippo circa l’anno 1284. Infatti nei libri del convento della SS. Annunziata di Firenze, all’anno 1286, il convento di Cortona risulta tassato a favore dell’Ordine di due fiorini.
Fu a Cortona il nostro Santo Padre Filippo Benizi nel convento di Santa Maria, come si desume dalla «Legenda Patris nostri beati Philippo»; vi trovò i nostri frati in tanta miseria che non avevano neppure l’olio per condire la zuppa di verdura; proprio per questo egli vi si trovava bene; faceva i servizi della cucina, spazzava la chiesa e la casa; il primo al lavoro, non voleva che altri lo notassero. Pregava continuamente e si dilettava nel canto dei salmi; fu visto più volte dai suoi confratelli mentre era in cella a pregare, rapito in estasi sollevato da terra.
Durante la sua permanenza a Cortona, una povera sposa che non riusciva ad avere figli si raccomandò alle sue preghiere ed i suoi desideri vennero esauditi; nacque un bel bambino al quale fu posto nome Filippo ...”.

Leggendo, si può constatare su questi primi tempi dell’Ordine a Cortona, un fatto di un certo rilievo, a volte un po’ oscurato da una narrazione ‘epica’: la povertà dei frati che non dovette essere particolarmente originale in una città martoriata da guerre e contrasti (v. ad esempio le vicende di una sua abitante famosa, Santa Margherita, terziaria francescana, † 1297).
Ed è forse per questa indigenza che si trovano poche notizie sul convento, sebbene la loro carenza sia ‘mitigata’ da qualche carta occasionale, come quella del capitolo generale pistoiese con frate Bartolomeo da Cesena priore di Santa Maria di Cortona (6 agosto 1300).

Nell’ambito dei documenti inediti, sussistono altre informazioni relative a un prelato importante: Napoleone Orsini, cardinale diacono dal titolo di Sant’Adriano († 1342). Fu protettore ufficioso dei francescani “pauperes heremite domini Coelestini” – dei poveri eremiti del signor Celestino–, cioè di Celestino V (G. Barone, 2013), e accorto e contestatissimo politico, oppositore di Bonifacio VIII e dei suoi seguaci. Di lui, del conclave di Perugia del 1305 e del giudizio del Sommo Poeta scrive il Dizionario Dantesco:

“ ... nel conclave di Perugia, nel 1305 ... poté ostentare la sua abilità diplomatica e la sua spregiudicatezza a scapito del partito capeggiato dallo zio cardinale Matteo Rosso (cfr. Villani, VIII 80). Nell’epistola ai cardinali italiani Dante accusa esplicitamente il capo degli antibonifaciani additandolo come massimo responsabile dell’esilio avignonese del Papato e della conseguente decadenza di Roma e della Chiesa tutta: «tu prae omnibus, Urse». Secondo il poeta l’Orsini avrebbe favorito l'elezione del francese Bertrand de Got affinché i cardinali Iacopo e Pietro Colonna, già deposti da Bonifacio VIII, «militantis Ecclesiae veneranda insignia ... apostolici culminis auctoritate resumerent» (Ep XI 24)”.
Ma “è opportuno far notare tuttavia che l’Orsini sostenne la candidatura di quest’ultimo non soltanto per favorire gli anzidetti cardinali della famiglia Colonna, come riteneva Dante, ma anche e soprattutto per difendere gl’interessi di Filippo il Bello cui era devotamente legato” (F. Frascarelli, 1970).

A Cortona il cardinale Orsini soggiornò una prima volta dall’agosto al novembre 1306 come legato apostolico per le province di Tuscia e Romagnola, la Marca Trevigiana, il Patriarcato di Aquileia e di Grado, le Isole di Sardegna e Corsica. Ed era stato nominato “pro urgentibus et arduis negotiis”. Da qui emanò dei brevi per aiutare nei bisogni alcuni enti religiosi sotto la sua giurisdizione.
Furono, a Cortona, le chiese e i conventi di San Basilio e Sant’Egidio, di Santa Maria dei Servi e di San Michele arcangelo (benedettine), e in altri luoghi di Toscana interessarono Camaldoli e il priore del suo eremo, Santa Maria del Carmine di Firenze circa la costruzione della chiesa, Sant’Agostino e San Felice di Pisa (agostiniane), l’altare di San Biagio di Santa Maria di Carignano nella campagna lucchese, Santa Giustina di Lucca (benedettine), di San Martino di Gello sempre in diocesi di Lucca (Camaiore, benedettine).

Riguardo a Santa Maria dei Servi è interessante conoscere la traduzione dal latino e la parziale trascrizione del breve concesso dal cardinale nel settembre 1306.

Così recita:
“Napoleone, per la divina misericordia cardinale diacono di sant'Adriano e legato della sede apostolica, a tutti i fedeli di Cristo che esamineranno le presenti lettere e che sono costituiti entro i confini della nostra legazione, salute nel Signore.
Lo splendore della gloria paterna, che illumina il mondo con la sua ineffabile chiarezza, accompagna con particolare benevolenza le pie preghiere dei fedeli che sperano nella sua misericordiosissima maestà, quando la loro devota umiltà è aiutata dalle preghiere e dai meriti dei santi.
Desiderando pertanto che la chiesa del luogo dei Servi di Santa Maria di Cortona, diocesi di Arezzo, sacralmente contrassegnata dal nome della Beata Vergine Maria, sia frequentata con i dovuti onori e sia vigorosamente venerata dai fedeli di Cristo veramente penitenti e confessati i quali, in ciascuna delle gloriose feste della Beata Vergine Maria e della domenica di Resurrezione e degli apostoli Pietro e Paolo, come anche della Beata Anna, madre della stessa Vergine, hanno devotamente e con venerazione visitato la chiesa stessa, per la misericordia di Dio Onnipotente e per l’autorità dei beati Apostoli Pietro e Paolo, a noi affidata, rilasciamo misericordiosamente centoquaranta giorni dalla penitenza loro imposta, per quella parte dell’autorità apostolica a noi concessa ...”.

Paola Ircani Menichini, 11 luglio 2025. Tutti i diritti riservati.


* Gli scritti del padre Forconi sono sempre di più apprezzati dagli studiosi. Personalmente ricordo il buon giudizio che p. Eugenio Casalini aveva dei suoi lavori e della sua persona.




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